n. 80 collana Iniziazione
Il libro descrive lo Zen dal punto di vista dello Zen, e non attraverso una
progressione di fatti ed eventi del passato ordinati in maniera corretta da un
punto di vista meramente accademico. Un criterio storico, infatti, per quanto
utile possa essere per comprendere come certe forme esteriori si siano evolute,
si lascia sfuggire ciò che nello Zen è essenziale.
Chi intraprende il cammino spirituale dello Zen lo fa per trovarvi risposte alle
domande esistenziali più profonde: Chi sono io? Cosa sono la vita e la morte?
Qual è il senso della vita? Chi crede, quindi, di poter arrivare al cuore dello Zen
con un approccio di tipo intellettuale ed erudito, potrebbe finire come quel tale
che, in una celebre metafora del Buddha, era stato colpito da una freccia: prima
di permettere a un medico di estrarla pretende di sapere chi l'ha tirata, quanti
anni ha, qual è la sua posizione sociale e così via. E così facendo, muore a causa
della ferita prima ancora che lo si possa aiutare.
Diversamente il testo di Schuhmacher illustra lo Zen attraverso le sue storie che
ne hanno tramandato il sapere: non storie fatte per scrivere la Storia, ma per
avere un effetto su di noi e per mettere in moto qualcosa dentro di noi in questo
istante. Attraverso i millenni, i maestri Zen hanno perfezionato e applicato il
raccontare storie come un “abile strumento”, un metodo per farci sbattere il naso
su quello che abbiamo effettivamente davanti al naso, e che pure non vediamo.
Ecco allora che le storie sono riportate dall'Autore così come la tradizione stessa
le racconta, senza il dubbio professionale dello studioso.